Capriana è oggi uno dei più piccoli Comuni della Valle di Fiemme e comprende anche le località Maso Bait, Carbonare, Rover, Maso Lio, Maso Casel e Maso Cao de Villa.
Con i suoi 607 abitanti, si trova all'estremità sud-occidentale della Val di Fiemme ai confini
con la Valle di Cembra, adagiata su un pendio dal quale si gode un suggestivo panorama.
Il paese ha un turismo giovane con ottime prospettive di proseguo.
Tra il X ed il XII secolo i Conti di Appiano chiamarono a Capriana i “roncadores”, pionieri che iniziarono a rendere coltivabile il terreno. Il primo insediamento fu probabilmente quello di Carbonare, chiamato così per la produzione di carbone dalla legna di rovere.
Meta privilegiata per gli amanti della natura e della tranquillità, il paese è vicino ai vigneti della Val di Cembra, i più antichi del Trentino, da Capriana si può salire ai pascoli e ai boschi del Parco Naturale Monte Corno. Seguendo il sentiero Europeo E5 si arriva ai Prati del Toro, al Lago Bianco (1.675 m) e al Lago Nero (1.717 m), fino alla cima del Monte Corno (1.815 m); da Pra del Manz al Passo Cisa fino alle Malghette (1.628 m) nel vicino comune di Anterivo (Alto Adige).
Il paese dista solo 15 chilometri da Cavalese, capoluogo della Val di Fiemme, e quindi dagli impianti dell’Alpe Cermis per raggiungere gli impianti di Pampeago – Obereggen i chilometri sono 30 e per gli impianti Castellir Bellamonte - Lusia i chilometri sono 40.
Attraverso la panoramica strada della Valle di Cembra si raggiunge Trento capoluogo di Provincia in 48 chilometri, per raggiungere Bolzano i chilometri sono 51.
Da visitare a Capriana troviamo la chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo e San Lazzaro del 1216 d.C. (ricostruita nel 1865 dopo un incendio e recentemente restaurata) e la piccola chiesa della frazione di Carbonare.
A Capriana nacque, visse e morì, Maria Domenica Lazzeri “L’Addolorata”.Chiamata dalla gente Beata Meneghina, Maria Domenica Lazzeri nacque a Capriana il 16 marzo 1815, visse per 14 anni immobile nel suo letto, senza bere e senza mangiare, stimmatizzata, morì a 33 anni. Tutti i venerdì sanguinava copiosamente dalle ferite. Nel 1995 l’Arcivescovo di Trento ha celebrato l’apertura del processo di Beatificazione.
Il suo antico mulino, ancora funzionante, oggi si è trasformato in un piccolo museo.